Il dipinto, che proviene dal mercato antiquariale, reca la firma e la data 1682 e rappresenta una testimonianza di primo piano nella ricostruzione del percorso evolutivo del Bruno, di cui resta da accertare la portata delle esperienze avute durante il soggiorno nella capitale dei Papi. Si riscontrano in effetti riprese da Pietro da Cortona nella figura del putto di spalle e da Carlo Maratta in quella del Bimbo, all’interno di una tessitura spaziale romana in cui affiorano gli accenni leggiadri, di lontana ascendenza raffaellesca, destinati a rafforzarsi nelle realizzazioni successive, nelle quali si afferma un dinamismo consono allo spirito settecentesco nell’allungamento delle figure di cui si ha un bell’esempio, nella chiesa, nella Deposizione sull’altare di S. Pietro d’Alcantara.
Il dipinto, che proviene dal mercato antiquariale, reca la firma e la data 1682 e rappresenta una testimonianza di primo piano nella ricostruzione del percorso evolutivo del Bruno, di cui resta da accertare la portata delle esperienze avute durante il soggiorno nella capitale dei Papi. Si riscontrano in effetti riprese da Pietro da Cortona nella figura del putto di spalle e da Carlo Maratta in quella del Bimbo, all’interno di una tessitura spaziale romana in cui affiorano gli accenni leggiadri, di lontana ascendenza raffaellesca, destinati a rafforzarsi nelle realizzazioni successive, nelle quali si afferma un dinamismo consono allo spirito settecentesco nell’allungamento delle figure di cui si ha un bell’esempio, nella chiesa, nella Deposizione sull’altare di S. Pietro d’Alcantara.