Il cammino verso Santiago d’epoca medievale è anche un pellegrinaggio in Finis terrae ai confini del mondo conosciuto: i pellegrini una volta venerata la tomba dell’apostolo si recavano sulle rive dell’oceano a Cabo Finisterre non lontano da Santiago per raccogliere quale testimonianza del viaggio il pecten maximus, conchiglia divenuta simbolo del pellegrinaggio jacopeo. Il Santuario è posto sull’estrema costa della Galizia considerata fino all’impresa di Colombo il limite del mondo. Vi si arriva dopo aver varcato i Pirenei e la catena cantabrica, montagne sacre fin dal paleolitico per il famoso complesso di pitture rupestri di Altamura e poi baluardo della avanzata musulmana in occidente. La leggenda di fondazione del santuario narra che il corpo del santo sarebbe arrivato fino a Padron, centro costiero Gallieno, trasportato da una barca che venti favorevoli spinsero lì da Gerusalemme, sarebbe emerso dall’Atlantico, misterioso mare di molte leggende celtiche e della mitologia del mondo greco – romano riferita al regno dei morti. Il santuario sorse nel luogo dove in mezzo ad un bosco di roveri il corpo dell’apostolo fu rinvenuto miracolosamente per indicazione di una stella nell’813 d.C. all’eremita Pelagio. San Giacomo detto maggiore, figlio di Zebedeo e seguace di Gesù con il fratello Giovanni, inizialmente rappresentato come Apostolo evangelizzatore della Spagna, fu il primo ad essere martirizzato nel’44 d.C. A questa immagine iniziale si sostituirà, a partire dall’XIII secolo, quella del Matamoros ovvero del santo guerriero difensore della fede e della cristianità che cavalca un cavallo bianco e semina terrore tra i mori. A questa raffigurazione succede quella del viandante stanco con la veste e gli attributi del pellegrino che nei secoli si è moltiplicata in tante espressioni artistiche. San Giacomo fu ritenuto anche autore di molteplici guarigioni e così l’aspetto del santo taumaturgo prese a prevalere con il passare dei secoli.
Il territorio lunense, in quanto attraversato dalle più importanti strade del pellegrinaggio medievale: Via Francigena, Vie Romee del genovesato e cammino per Santiago, ha messo in luce come esso sia stato uno dei maggiori crocevia dell’occidente cristiano. Il portus Lunae e ancor prima la foce del Magra, inserita nelle rotte marittime dei Greci dei Fenici, degli Etruschi, fiorente scalo per l’imbarco del marmo estratto dalle vicine cave Apuane e testa di ponte dell’esercito di Roma verso la Spagna, assunse in epoca medioevale un ruolo centrale per la combinazione del pellegrinaggio ai luoghi salti di Roma e Santiago. Le fonti storiche e i diari dei viaggatori, relativamente al periodo tra il X la fine del XII, hanno messo in evidenza questa duplice funzione di tappa e di scalo portuale lungo le rotte di mare dei pellegrinaggi verso Gerusalemme, la Spagna e Santiago. Il diario lasciato dell’abate islandese Nikulas Munkathvera costituisce la più antica notazione itineraria del percorso italiano per Santiago, nel 1154 l’abate, di ritorno da Roma con una delegazione di prelati norvegesi si era fermato a Luni per celebrare la Pasqua e presiedere un arbitrato, annotando che qui “giungono le strade che vengono dalla spagna e dalle terre di San Giacomo di imbarco verso Santiago” (Luna juaguntur viae ex Hispania & S. Jacobo). All’epoca i lunghi tragitti erano misti e i tracciati stradali strettamente connessi con le rotte marittime e con i punti d’imbarco. Dopo aver effettuato un tratto spesso lungo e pericoloso via terra, una volta raggiunto il litorale, i pellegrini tentavano di imbarcarsi in qualche porto o in qualche approdo e a partire dall’età medievale il Magister navis poteva imbarcare pellegrinos et bonos homines. Cessata l’attività del portus lunae, a seguito dell’interruzione dell’attività estrattiva delle cave di marmo, si era drasticamente accelerato l’inarrestabile processo d’interramento dei bacini, ma malgrado la perdita del porto, Luni aveva continuato ad essere un ricco nucleo urbano. Il nuovo porto di San Maurizio sul Magra ne aveva ereditato le funzioni e le organizzazioni marittime.
Il cammino verso Santiago d’epoca medievale è anche un pellegrinaggio in Finis terrae ai confini del mondo conosciuto: i pellegrini una volta venerata la tomba dell’apostolo si recavano sulle rive dell’oceano a Cabo Finisterre non lontano da Santiago per raccogliere quale testimonianza del viaggio il pecten maximus, conchiglia divenuta simbolo del pellegrinaggio jacopeo. Il Santuario è posto sull’estrema costa della Galizia considerata fino all’impresa di Colombo il limite del mondo. Vi si arriva dopo aver varcato i Pirenei e la catena cantabrica, montagne sacre fin dal paleolitico per il famoso complesso di pitture rupestri di Altamura e poi baluardo della avanzata musulmana in occidente. La leggenda di fondazione del santuario narra che il corpo del santo sarebbe arrivato fino a Padron, centro costiero Gallieno, trasportato da una barca che venti favorevoli spinsero lì da Gerusalemme, sarebbe emerso dall’Atlantico, misterioso mare di molte leggende celtiche e della mitologia del mondo greco – romano riferita al regno dei morti. Il santuario sorse nel luogo dove in mezzo ad un bosco di roveri il corpo dell’apostolo fu rinvenuto miracolosamente per indicazione di una stella nell’813 d.C. all’eremita Pelagio. San Giacomo detto maggiore, figlio di Zebedeo e seguace di Gesù con il fratello Giovanni, inizialmente rappresentato come Apostolo evangelizzatore della Spagna, fu il primo ad essere martirizzato nel’44 d.C. A questa immagine iniziale si sostituirà, a partire dall’XIII secolo, quella del Matamoros ovvero del santo guerriero difensore della fede e della cristianità che cavalca un cavallo bianco e semina terrore tra i mori. A questa raffigurazione succede quella del viandante stanco con la veste e gli attributi del pellegrino che nei secoli si è moltiplicata in tante espressioni artistiche. San Giacomo fu ritenuto anche autore di molteplici guarigioni e così l’aspetto del santo taumaturgo prese a prevalere con il passare dei secoli.
Il territorio lunense, in quanto attraversato dalle più importanti strade del pellegrinaggio medievale: Via Francigena, Vie Romee del genovesato e cammino per Santiago, ha messo in luce come esso sia stato uno dei maggiori crocevia dell’occidente cristiano. Il portus Lunae e ancor prima la foce del Magra, inserita nelle rotte marittime dei Greci dei Fenici, degli Etruschi, fiorente scalo per l’imbarco del marmo estratto dalle vicine cave Apuane e testa di ponte dell’esercito di Roma verso la Spagna, assunse in epoca medioevale un ruolo centrale per la combinazione del pellegrinaggio ai luoghi salti di Roma e Santiago. Le fonti storiche e i diari dei viaggatori, relativamente al periodo tra il X la fine del XII, hanno messo in evidenza questa duplice funzione di tappa e di scalo portuale lungo le rotte di mare dei pellegrinaggi verso Gerusalemme, la Spagna e Santiago. Il diario lasciato dell’abate islandese Nikulas Munkathvera costituisce la più antica notazione itineraria del percorso italiano per Santiago, nel 1154 l’abate, di ritorno da Roma con una delegazione di prelati norvegesi si era fermato a Luni per celebrare la Pasqua e presiedere un arbitrato, annotando che qui “giungono le strade che vengono dalla spagna e dalle terre di San Giacomo di imbarco verso Santiago” (Luna juaguntur viae ex Hispania & S. Jacobo). All’epoca i lunghi tragitti erano misti e i tracciati stradali strettamente connessi con le rotte marittime e con i punti d’imbarco. Dopo aver effettuato un tratto spesso lungo e pericoloso via terra, una volta raggiunto il litorale, i pellegrini tentavano di imbarcarsi in qualche porto o in qualche approdo e a partire dall’età medievale il Magister navis poteva imbarcare pellegrinos et bonos homines. Cessata l’attività del portus lunae, a seguito dell’interruzione dell’attività estrattiva delle cave di marmo, si era drasticamente accelerato l’inarrestabile processo d’interramento dei bacini, ma malgrado la perdita del porto, Luni aveva continuato ad essere un ricco nucleo urbano. Il nuovo porto di San Maurizio sul Magra ne aveva ereditato le funzioni e le organizzazioni marittime.