Il percorso descritto nel diario di Sigerico attraversa il territorio della provincia della Spezia per un breva tratto che va da Santo Stefano Magra a Ortonovo, incontrando i comuni di Sarzana e Castelnuovo Magra. Il percorso più agevole per raggiungere la costa ligure, provenendo dalla Pianura Padana, era quello che transitava per l’antica “Via di Monte Bardone” e scendeva lungo la valle del Magra. Qui confluiva un ventaglio di percorsi provenienti dai principali passi di collegamento con l’entroterra padano, come il Lagastrello e il Cerreto, in prossimità dei quali e lungo i quali si ritrovano pievi e ospitali. Passato Pontremoli e Aulla, XXX tappa dell’ itinerario di Sigerico, questo si diramava in due direzioni: un primo tracciato attraverso i crinali del monte Porro e del Monte Grosso incontrava tre fortificazioni il castello di Burcione, quello di Bibola e quello della Brina, eretto verso la metà del XI secolo per il volere e l’opera del Vescovo di Luni, sorto a difesa e controllo sulla strada proveniente da Sarzana, entrava in territorio santostefanese lambendo il borgo di Ponzano Superiore, allineato con gli altri borghi collinari della valle del Magra e punto strategico di controllo del traffico viario medievale, il cui castello è nominato in un atto del ‘999.Poco più a sud la via alta si ricollegava con il tratto principale della Francigena in direzione di Sarzana. Da segnalare la parrocchiale di Ponzano Alto che ha come titolare San Michele Arcangelo, santo di epoca longobarda, e la parrocchiale di Ponzano Basso dedicata a San Bartolomeo. La strada principale percorsa da Sigerico scendeva fino a Bettola di Caprigliola dove si poteva attraversare il fiume Magra dapprima con un ponte e in epoca successiva con un guado per proseguire lungo la sponda sinistra del Vara in direzione di Ceparana vecchia e di lì passando per Borghetto si poteva proseguiva fino al Monte San Nicolao, ricalcando il più antico percorso della via Aurelia. Questa via Romea veniva usata anche dai pellegrini diretti a Santiago che avevano scelto la via terrestre. Lasciato il guado si raggiungeva ,dopo un breve tratto, il borgo di Santo Stefano, tappa XXIX indicata nell’itinerario di Sigerico, centro assai antico già descritto nel diploma di Ottone II del 18 luglio dell’anno 981 che offre una bellissima attestazione documentaria del Borgo mercatum (…) in plebe santi stefani. Alla vocazione commerciale del borgo di Santo Stefano si univa una non trascurabile attività ospitaliera, con la presenza del noto ospizio di San Leonardo protettore dei pellegrini. Un’iscrizione riportata su una lapide dell’attuale parrocchiale informa che venne ricostruita nel 1324 una pieve con lo stesso nome della primitiva, Santo Stefano de Cerreto, costruita molto prima dell’anno 1000 e della quale non restano tracce né elementi in merito al luogo dove era stata edificata. Persone e merci entravano nel borgo murato attraverso la porta nord, localizzata in corrispondenza di piazza della Pace dove è ancora visibile la cinta muraria, la strada si snodava lungo il “borgo dritto” di via Mazzini la cui disposizione urbanistica conduce alla porta sud oggi non più esistente. Lasciato Santo Stefano, la Via Francigena correva più a valle dell'attuale statale della Cisa ed incontrava l'ospitale di Scognavarano, antico ricovero per viandanti, posto nei pressi di Ponzano Inferiore, ricordato in due documenti del 1198 e del 1279, nel Registrum Vetus e nel regesto del codice Pelavicino.
L'edificio non era distante dalla strada dove poco più a sud avviene la congiunzione col tratto collinare, lì si attraversava il fiume Magra in direzione dell'Abbazia di San Venanzio di Ceparana, seguendo un probabile allineamento centuriale per proseguire lungo la Val di Vara in direzione di San Nicolao e risalire a Bolano e a Ferdana nel Comune di Calice dove l’oratorio era dedicato a San Giacomo. Qualche chilometro più a sud di Santo Stefano la strada seguita da Sigerico corrispondeva alla via Bothanie o antica via Aemilia Scauri che correva più a valle di Sarzana e che venne abbandonata tra il XII e il XIII secolo, in seguito all’impaludamento del porto di Luni, spostandosi più a monte e passando per Sarzana. Forse Sarzania venne attraversata da Sigerico ma non menzionata nel diario. All’epoca del suo viaggio infatti esisteva sicuramente il Castrum de Sarzano sul colle di Sarzanello citato da Ottone I nel’963, anno in cui l’imperatore confermava al vescovo di Luni il godimento dei privilegi legati alle corti, alle pievi e alle proprietà. Nei secoli d’oro della Francigena il definitivo abbandono di Luni modificò l’assetto della viabilità e il nuovo tracciato, spostato più a nord, giunse ad attraversare il borgo di Sarzana documentato in un atto del 1084 che si riferisce al borgo Sarzania, nel 1204 viene trasferito a Sarzana il collegio canonicale lunense e di fatto la sede vescovile, ma non il titolo che giungerà molti secoli dopo. In quegli anni, dato il progressivo abbandono dell’antica Santa Maria di Luni, venne trasferita la reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù in Santa Maria di Sarzana, mentre nella pieve di Sant’Andrea ad accogliere i tanti pellegrini era il Cristo di Guglielmo del 1138. Nell’itinerario dell’abate Nikulas di Munkathvera del 1154 viene ad aggiungersi al percorso dell’Arcivescovo di Canterbury la nuova tappa di Sarzana, indicata come urbs Mariae, … tum Ponstremolus…inter Mariae convivium Lunamque jacent urbs Stephani & urbs Mariae. Luna jaguntur viae ex Hispania & S. Jacopo. Il percorso della Francigena è ancora oggi identificabile nella via Mazzini dove si affacciano i luoghi di culto e i palazzi signorili, il grande transito di pellegrini e mercanti determinò la necessità di dare loro un ricovero testimoniato dalla presenza dell’ospitale di San Bartolomeo, ubicato sul lato a valle della strada Romea, subito fuori della porta di Ymoborgo. Viene citato la prima volta in due documenti dell’Archivio Capitolare di Sarzana del 1140 e del 1175 da cui risulta proprietario di terreni ricevuti in donazione. Successivamente distrutto per consentire una nuova cinta di mura viene ricostruito lungo l’attuale Via Mazzini nella seconda metà del XVI secolo. All’ospitale di San Bartolomeo andava ad aggiungersi l’ospitale di San Lazzaro, edificato fra il XII e XIII secolo fuori del borgo, nella località di Silvarezza sulla via Aurelia, nell’odierna località di San Lazzaro. Corrisponde all’ospedale leprosorum de Servarecia, ricordato nel 1228 e in diversi testamenti del 1262, (regesto del codice Pelavicino, cartulare di Giovanni Giona, estimi). Nel 1469 papa Paolo II, con una bolla, sganciò l’ospedale dalla giurisdizione vescovile e lo aggregò, con tutti i suoi beni, all’Opera della Cattedrale di S. Maria di Sarzana, mettendolo alle dipendenze della sede apostolica.
Il percorso descritto nel diario di Sigerico attraversa il territorio della provincia della Spezia per un breva tratto che va da Santo Stefano Magra a Ortonovo, incontrando i comuni di Sarzana e Castelnuovo Magra. Il percorso più agevole per raggiungere la costa ligure, provenendo dalla Pianura Padana, era quello che transitava per l’antica “Via di Monte Bardone” e scendeva lungo la valle del Magra. Qui confluiva un ventaglio di percorsi provenienti dai principali passi di collegamento con l’entroterra padano, come il Lagastrello e il Cerreto, in prossimità dei quali e lungo i quali si ritrovano pievi e ospitali. Passato Pontremoli e Aulla, XXX tappa dell’ itinerario di Sigerico, questo si diramava in due direzioni: un primo tracciato attraverso i crinali del monte Porro e del Monte Grosso incontrava tre fortificazioni il castello di Burcione, quello di Bibola e quello della Brina, eretto verso la metà del XI secolo per il volere e l’opera del Vescovo di Luni, sorto a difesa e controllo sulla strada proveniente da Sarzana, entrava in territorio santostefanese lambendo il borgo di Ponzano Superiore, allineato con gli altri borghi collinari della valle del Magra e punto strategico di controllo del traffico viario medievale, il cui castello è nominato in un atto del ‘999.Poco più a sud la via alta si ricollegava con il tratto principale della Francigena in direzione di Sarzana. Da segnalare la parrocchiale di Ponzano Alto che ha come titolare San Michele Arcangelo, santo di epoca longobarda, e la parrocchiale di Ponzano Basso dedicata a San Bartolomeo. La strada principale percorsa da Sigerico scendeva fino a Bettola di Caprigliola dove si poteva attraversare il fiume Magra dapprima con un ponte e in epoca successiva con un guado per proseguire lungo la sponda sinistra del Vara in direzione di Ceparana vecchia e di lì passando per Borghetto si poteva proseguiva fino al Monte San Nicolao, ricalcando il più antico percorso della via Aurelia. Questa via Romea veniva usata anche dai pellegrini diretti a Santiago che avevano scelto la via terrestre. Lasciato il guado si raggiungeva ,dopo un breve tratto, il borgo di Santo Stefano, tappa XXIX indicata nell’itinerario di Sigerico, centro assai antico già descritto nel diploma di Ottone II del 18 luglio dell’anno 981 che offre una bellissima attestazione documentaria del Borgo mercatum (…) in plebe santi stefani. Alla vocazione commerciale del borgo di Santo Stefano si univa una non trascurabile attività ospitaliera, con la presenza del noto ospizio di San Leonardo protettore dei pellegrini. Un’iscrizione riportata su una lapide dell’attuale parrocchiale informa che venne ricostruita nel 1324 una pieve con lo stesso nome della primitiva, Santo Stefano de Cerreto, costruita molto prima dell’anno 1000 e della quale non restano tracce né elementi in merito al luogo dove era stata edificata. Persone e merci entravano nel borgo murato attraverso la porta nord, localizzata in corrispondenza di piazza della Pace dove è ancora visibile la cinta muraria, la strada si snodava lungo il “borgo dritto” di via Mazzini la cui disposizione urbanistica conduce alla porta sud oggi non più esistente. Lasciato Santo Stefano, la Via Francigena correva più a valle dell'attuale statale della Cisa ed incontrava l'ospitale di Scognavarano, antico ricovero per viandanti, posto nei pressi di Ponzano Inferiore, ricordato in due documenti del 1198 e del 1279, nel Registrum Vetus e nel regesto del codice Pelavicino.
L'edificio non era distante dalla strada dove poco più a sud avviene la congiunzione col tratto collinare, lì si attraversava il fiume Magra in direzione dell'Abbazia di San Venanzio di Ceparana, seguendo un probabile allineamento centuriale per proseguire lungo la Val di Vara in direzione di San Nicolao e risalire a Bolano e a Ferdana nel Comune di Calice dove l’oratorio era dedicato a San Giacomo. Qualche chilometro più a sud di Santo Stefano la strada seguita da Sigerico corrispondeva alla via Bothanie o antica via Aemilia Scauri che correva più a valle di Sarzana e che venne abbandonata tra il XII e il XIII secolo, in seguito all’impaludamento del porto di Luni, spostandosi più a monte e passando per Sarzana. Forse Sarzania venne attraversata da Sigerico ma non menzionata nel diario. All’epoca del suo viaggio infatti esisteva sicuramente il Castrum de Sarzano sul colle di Sarzanello citato da Ottone I nel’963, anno in cui l’imperatore confermava al vescovo di Luni il godimento dei privilegi legati alle corti, alle pievi e alle proprietà. Nei secoli d’oro della Francigena il definitivo abbandono di Luni modificò l’assetto della viabilità e il nuovo tracciato, spostato più a nord, giunse ad attraversare il borgo di Sarzana documentato in un atto del 1084 che si riferisce al borgo Sarzania, nel 1204 viene trasferito a Sarzana il collegio canonicale lunense e di fatto la sede vescovile, ma non il titolo che giungerà molti secoli dopo. In quegli anni, dato il progressivo abbandono dell’antica Santa Maria di Luni, venne trasferita la reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù in Santa Maria di Sarzana, mentre nella pieve di Sant’Andrea ad accogliere i tanti pellegrini era il Cristo di Guglielmo del 1138. Nell’itinerario dell’abate Nikulas di Munkathvera del 1154 viene ad aggiungersi al percorso dell’Arcivescovo di Canterbury la nuova tappa di Sarzana, indicata come urbs Mariae, … tum Ponstremolus…inter Mariae convivium Lunamque jacent urbs Stephani & urbs Mariae. Luna jaguntur viae ex Hispania & S. Jacopo. Il percorso della Francigena è ancora oggi identificabile nella via Mazzini dove si affacciano i luoghi di culto e i palazzi signorili, il grande transito di pellegrini e mercanti determinò la necessità di dare loro un ricovero testimoniato dalla presenza dell’ospitale di San Bartolomeo, ubicato sul lato a valle della strada Romea, subito fuori della porta di Ymoborgo. Viene citato la prima volta in due documenti dell’Archivio Capitolare di Sarzana del 1140 e del 1175 da cui risulta proprietario di terreni ricevuti in donazione. Successivamente distrutto per consentire una nuova cinta di mura viene ricostruito lungo l’attuale Via Mazzini nella seconda metà del XVI secolo. All’ospitale di San Bartolomeo andava ad aggiungersi l’ospitale di San Lazzaro, edificato fra il XII e XIII secolo fuori del borgo, nella località di Silvarezza sulla via Aurelia, nell’odierna località di San Lazzaro. Corrisponde all’ospedale leprosorum de Servarecia, ricordato nel 1228 e in diversi testamenti del 1262, (regesto del codice Pelavicino, cartulare di Giovanni Giona, estimi). Nel 1469 papa Paolo II, con una bolla, sganciò l’ospedale dalla giurisdizione vescovile e lo aggregò, con tutti i suoi beni, all’Opera della Cattedrale di S. Maria di Sarzana, mettendolo alle dipendenze della sede apostolica.